A seguito dell' indagine conoscitiva su "Piattaforme digitali e sistema dell'informazione", l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) ha redatto il report "News vs. fake nel sistema dell'informazione" delineando, grazie all'osservazione diretta di milioni di dati, gli scenari che caratterizzano il sistema italiano. Lo studio si è soffermato sia sul profilo della produzione e divulgazione dell'informazione, sia sulle peculiarità e modalità di diffusione della disinformazione.
Dal report si evince che il nostro sistema nazionale di informazione vede un aumento di volume di contenuti fake.
I dati raccolti evidenziano come il 57% della produzione di contenuti fake riguardi argomenti di politica e cronaca, mentre circa il 20% tematiche di carattere scientifico. Si possono individuare 9 argomenti principali, trattati con un tono impattante ed emotivo: politica, diritti, economia, salute e ambiente, famiglia e fede, cronaca, esteri, scienza, immigrazione.
I canali televisivi nazionali sono considerati la fonte più importante per informarsi dal 42% della popolazione italiana, seguiti dai quotidiani, indicati dal 17% dei cittadini, mentre le fonti online segnano valori di gradimento decisamente inferiori, compresi tra l'1% e il 7%. La proposta informativa attuale risulta carente nell'offerta di contenuti specializzati, soprattutto quando parliamo di tecnologia e scienze, economia, finanza.
Alla realizzazione di contenuti fake partecipano generalmente diversi soggetti: singoli individui, imprese editoriali e non, organizzazioni con finalità culturali, ideologiche, politiche, criminali, servizi di intelligence, governi e Stati.
Tra le cause individuate alla base della disinformazione, oltre ad un'evidente riduzione degli investimenti in informazione, vi è la velocità della diffusione delle informazioni online, caratteristica principale dei social network. Basti pensare che ogni 60 secondi, su Facebook, sono creati 3,3 milioni di post, pubblicati 510.000 commenti e aggiornati 293.000 stati; su Twitter sono inviati 350.000 tweet; su Whatsapp sono scambiati 29 milioni di messaggi; su Google sono effettuate 3,8 milioni di ricerche. Gli utenti si rapportano con un flusso continuo e ininterrotto di informazioni, notizie reali e false che coesistono e possono confondersi. Sulle piattaforme online, accanto alle fonti informative ufficiali, si moltiplicano voci infondate e spesso non veritiere, in grado di influenzare la formazione dell?opinione pubblica. Non a caso, dal 2013 il World Economic Forum riviene nella disinformazione a livello globale una delle cause di fenomeni ad alto rischio come il terrorismo, gli attacchi informatici, fino al fallimento di governance.
Il contenuto fake è creato seguendo alcune linee guida precise: la profilazione degli utenti e il target di riferimento, i temi da trattare, che solitamente rientrano tra gli argomenti dibattuti e polarizzanti e, ancora, il modo in cui gli individui elaborano le informazioni, agendo sulle convinzioni (confirmation bias), il coinvolgimento emotivo e di condivisione della visione del mondo degli utenti.
Successivamente, nella fase di distribuzione, i soggetti che perseguono strategie di disinformazione possono agire con l'ausilio di bot, per pubblicare e distribuire dei contenuti di disinformazione attraverso una molteplicità di account falsi o falsi profili social. Da qui la notizia fa il suo "giro" attraverso la condivisione da parte dei destinatari inconsapevoli dell'infondatezza delle informazioni, accelerando lo snowball effect.
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