Pubblicata da The World Wide Web Foundation (http://thewebindex.org/) la classifica sull'impatto globale di internet.
Realizzato dalla Fondazione World Wide Web, è il primo l'indice mondiale multi-dimensionale del Web per misurarne la crescita, l'utilità e l'impatto sulle persone e le nazioni. La valutazione prende in esame 61 paesi sviluppati e in via di sviluppo, ed incorpora gli indicatori che valutano l'impatto politico, economico e sociale del Web, così come indicatori sulla connettività internet e sullo stato delle infrastrutture.
Questa è la prima edizione del Web Index, che verrà pubblicato annualmente, nato per consentire il confronto delle varie tendenze nel corso del tempo e l'analisi comparativa delle prestazioni in tutti i paesi, per migliorare continuamente la nostra comprensione del valore del Web per l'umanità.
L'indice misura e classifica:
La disponibilità Web: L'indice esamina la qualità e la portata delle infrastrutture di comunicazione (facilitare la connettività al web) e le infrastrutture istituzionali (le politiche che regolano l'accesso al Web e di abilità e livelli di istruzione che consentano il pieno beneficio del Web).
L'uso del Web: L'Indice guarda sia a utilizzo del Web all'interno dei paesi (come ad esempio la percentuale di individui che usano Internet) e il contenuto disponibile per gli utenti web.
L'impatto del Web: L'indice utilizza indicatori sociali, economici e politici per valutare l'impatto del Web su queste dimensioni. Ciò comprende misure di social network, internet uso business e di e-partecipazione.
Questo è il lik per visionare la classifica completa:
http://thewebindex.org/data/all/webindex/
Analizzando la classifica, al primo posto si piazza la Svezia, quindi Stati Uniti e Gran Bretagna, poi Canada e Finlandia.
I paesi occidentali dominano la top 20 con una sola eccezione: l'Italia, che scivola al 23esimo posto, tra Messico e Brasile.
A spiegare il brutto posizionamento ci pensa Tim Berners-Lee, che presentando la classifica spiega che «gli italiani non puntano automaticamente sul web».
Noi aggiungiamo che ancora oggi gli imprenditori stessi continuano ad avere dubbi ed essere in ritardo in merito ad un utilizzo più approfondito delle potenzialità della rete. Questa volta paradossalmente in ritardo rispetto alla P.A. che da anni spinge le imprese al'innovazione e ad un uso sempre più intenso delle potenzialità di internet.
La Cina, ben nota per la restrizioni operate sul web, finisce 29esima, a sei gradini di distanza dall'Italia. Una sorpresa anche questa ma, censure a parte, per il Paese è stata determinante l'apertura della rete: «Per noi è importante il fatto che il web sia facilmente accessibile per le persone», spiega Berners-Lee. Due posti sotto la Cina compare la Russia – che arriva solo 31esima, mentre il Kazakistan, inaspettatamente, si piazza 28esimo grazie ai miglioramenti significativi messi in atto negli ultimi cinque anni.